Rinnovo del contratto 2022-2024, partita aperta: non accetteremo di essere messi in secondo piano

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La Legge di Bilancio per l’anno 2024 riveste un’enorme rilevanza, poiché sarà incaricata di allocare le risorse indispensabili per il rinnovo del contratto per il triennio 2022-2024. 

A tal proposito, il Ministro della Funzione Pubblica, Paolo Zangrillo, ha recentemente affrontato questo argomento, sottolineando che si sta lavorando attentamente alla definizione del quadro dei rinnovi 2022-2024 in vista dell’approvazione della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Def) in programma la fine di settembre. Con l’occasione servirà capire quante risorse saranno a disposizione, con l’obiettivo di stabilire equilibrio tra la solidità delle finanze pubbliche e il benessere dei cittadini.

Rinnovo del contratto, le rassicurazioni del Ministro Zangrillo

Attraverso un’intervista pubblicata sui canali ufficiali del Ministero della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo è tornato a parlare di rinnovo del contratto ponendo questo obiettivo in cima alle sue priorità. 

Un tema che, assicura, lo ha impegnato sin dall’inizio del suo mandato a Palazzo Vidoni. Tuttavia, solo dopo aver accelerato per la conclusione dei contratti di rinnovo per il periodo 2019-2021, il Ministro ha potuto concentrarsi sulla prossima fase di concertazione, che avrà inizio (e speriamo che si concluda anche) l’anno prossimo. 

In questi giorni si sta quindi lavorando per sciogliere il nodo più importante, quello delle risorse a disposizione. Oggi, infatti, il tesoretto è quasi pari a zero, visto che con l’ultima Legge di Bilancio ci si è concentrati esclusivamente sull’una tantum dell’1,5% (applicato per la prima volta sullo stipendio in pagamento il 23 agosto) definito come una sorta di “anticipazione del rinnovo contrattuale”. 

A tal proposito, Zangrillo ha manifestato fiducia rispetto al recupero delle risorse necessarie per garantire aumenti adeguati ai dipendenti pubblici, in modo da recuperare il potere d’acquisto eroso dall’inflazione. Questa ottimistica prospettiva è favorita anche dalle stime positive del Fondo Monetario Internazionale riguardo al Pil italiano per l’anno 2023, che “prevedono una crescita superiore a quella di Francia, Germania e alla media dell’Eurozona”.

Ma successivamente mette le mani avanti

Nonostante ciò, dopo un iniziale spirito di apertura, Zangrillo sembra adottare una posizione più cauta, ricordando che sono state necessarie quattro leggi di bilancio per concludere l’ultimo ciclo di negoziazioni contrattuali, il che lo spinge a muoversi con cautela e responsabilità.

Inoltre, non ha neppure escluso del tutto la possibilità che nel 2024, laddove si dovessero incontrare difficoltà nel reperire le risorse per raggiungere un accordo che soddisfi tutte le parti, potrebbe essere preso in considerazione un nuovo emolumento una tantum, simile a quello concesso nel 2023 per affrontare l’impatto dell’elevata inflazione sugli stipendi. 

Un intervento che ha rappresentato un primo passo per mitigare, seppur parzialmente, l’aumento dell’inflazione, dimostrando attenzione verso i dipendenti pubblici, alla quale va affiancato anche il taglio del cuneo contributivo (che tuttavia, come abbiamo già fatto notare, concentrandosi sulle retribuzioni fino a 35 mila euro esclude gran parte del personale dell’Esercito italiano). 

Serve affidarsi a un sindacato serio e rigorosamente dell’Esercito italiano

ASPMI guarderà con attenzione a cosa succederà nelle prossime settimane, così da intervenire non appena ci sarà il sentore che il rinnovo di contratto sarà messo in secondo piano rispetto ad altri punti del programma di governo. 

Prendiamo atto che le risorse in Legge di Bilancio sono poche e non basteranno per fare tutto, ma non è accettabile che ogni volta che c’è da risparmiare lo si faccia con i dipendenti pubblici, tra i quali ricordiamo figurano anche Forze Armate e di Polizia che in qualsiasi momento non hanno fatto mancare impegno e dedizione nei compiti che sono stati chiamati ad assolvere. 

Non bisogna pensare all’emolumento una tantum come a una sorta di anticipo contrattuale: ricordiamo che si tratta di un aumento lordo limitato all’1,5%, che dopo l’applicazione di contributi e imposte si è tradotto in cifre quasi impercettibili. Nel frattempo, l’inflazione registrata nel 2023 è stata significativa, raggiungendo l’8,1%, e si prevede che nel 2024 possa superare il 5%.

La Legge di Bilancio 2024 dovrà rappresentare un segnale importante da parte di un Governo che si è sempre dichiarato favorevole alle Forze Armate e alla Polizia. E una volta stanziate le risorse adeguate ad avviare la fase di concertazione, ASPMI si impegnerà affinché ne risulti una distribuzione equa, con una maggiore attenzione per l’Esercito Italiano in quanto  il comparto più svantaggiato. Questa disuguaglianza è evidente osservando gli stipendi di ufficiali con lo stesso grado nell’Esercito rispetto alla Marina o all’Aeronautica.

Per questo motivo, è essenziale tesserarsi  a un sindacato dell’Esercito Italiano come l’ASPMI, al fine di garantire la rappresentanza necessaria affinché il settore ottenga l’attenzione che merita e si possa colmare il divario accumulato nel tempo rispetto alle altre Forze Armate.