Aumento di stipendio confermato ad agosto, ma non parliamo di “anticipo del rinnovo di contratto”

Anticipo del rinnovo di contratto per i dipendenti pubblici in arrivo a novembre

Con il cedolino di agosto verranno applicati gli attesi aumenti stipendiali previsti dalla Legge di Bilancio 2023, per quello che è stato descritto – anche dalla politica – come una sorta di anticipo del rinnovo di contratto 2022-2024

Tuttavia, l’incremento “una tantum” dell’1,5% applicato sulla retribuzione tabellare sembra suscitare ancora dubbi e domande tra i dipendenti, visto che negli ultimi giorni in molti ci hanno segnalato un importo che non risponde alle loro aspettative. Un aumento in alcuni casi impercettibile che quasi fa pensare a un errore di calcolo. 

Ma vi anticipiamo che non sono stati commessi errori: semmai lo sbaglio è riferirsi a questo aumento come a una sorta di anticipo del rinnovo di contratto, visto che le cifre sono molto lontane da quelle che ASPMI si aspetta per la fase di concertazione. Serve recuperare il potere d’acquisto andato perso a causa dell’elevata inflazione, il che dovrà comportare un incremento molto più alto rispetto a quell’1,5% che – una volta applicati contributi e imposte – equivale a pochi euro in più in busta paga. 

Una tantum 1,5% presente nella busta paga di agosto

L’annuncio ufficiale dell’arrivo di questo incremento, così come degli arretrati, è stato fatto dal CUSI attraverso un messaggio inviato via mail istituzionale. Nel dettaglio, l’aumento può essere verificato tramite il cedolino di agosto (già consultabile online), attraverso i seguenti codici:

  • 992 UT 2023 1,5% + qualifica rivestita (quota mensile)
  • 5Q1 ARR. UNA TANTUM 1,5% L. 197 29/12/22 – AC (quota arretrati)

Nonostante questa conferma ufficiale, alcuni colleghi si sono ritrovati di fronte a cifre inferiori alle aspettative e ciò ha inevitabilmente sollevato interrogativi sulla validità dell’aumento stesso.

La radice del problema risiede nell’approccio: l’incremento dell’1,5% viene applicato alla retribuzione tabellare lorda, quindi prima delle detrazioni di contributi e imposte, facendone risultare un aumento netto potenzialmente modesto o addirittura impercettibile in alcune situazioni.

ASPMI si dimostra una fonte attendibile

In tal senso, è stato confermato che le anticipazioni iniziali riportate dall’ASPMI erano corrette, sottolineando l’importanza di fare affidamento su fonti affidabili per ottenere informazioni concrete riguardo al trattamento economico e giuridico.

Si è dimostrato anche che la diffusione di notizie fuorvianti può creare confusione. Ad esempio, l’idea che gli stipendi di questo mese sarebbero stati erogati in anticipo il 16 agosto si è rivelata infondata, con la data di pagamento standard confermata per il 23 agosto.

Rinnovo di contratto 2022-2024, un appuntamento da non fallire

Anche se l’incremento dell’1,5% rappresenta comunque qualcosa, è evidente che si tratta di un aumento minimo spesso tradotto in pochi euro extra una volta sottratti contributi e imposte. 

Questo aspetto dovrà essere affrontato nella prossima fase di concertazione. ASPMI, infatti, ritiene che un aumento di questa portata non è adeguato, soprattutto in un periodo caratterizzato da un’alta inflazione che ha impattato negativamente sul potere d’acquisto delle retribuzioni.

In definitiva, ciò che viene proposto non può essere considerato come un vero e proprio “anticipo del rinnovo di contratto”: è fondamentale che il nuovo accordo garantisca cifre maggiori per i dipendenti, in risposta all’alto tasso di inflazione registrato nel 2022 (8,1%) e alle proiezioni per il 2023 (circa 5% o 6%).

Tuttavia, affinché ASPMI possa garantire un’adeguata rappresentanza delle opinioni e delle esigenze dei militari dell’Esercito Italiano nell’ambito del processo di concertazione è necessaria la fiducia da parte del personale. Ecco perché chi non lo ha ancora fatto dovrebbe prendere in considerazione l’opportunità di tesserarsi ad ASPMI entro il 31 dicembre 2023, così da dare maggiore forza a questa sigla sindacale permettendoci di lavorare verso un trattamento economico più congruo, in linea con il lungo impegno e la dedizione dimostrati nel servizio al Paese.