Esclusiva ASPMI, cambia (in peggio) il calcolo della paga per VFPI e VFP4

Esclusiva ASPMI, cambia (in peggio) il calcolo della paga per VFI e VFP4
Esclusiva ASPMI, cambia (in peggio) il calcolo della paga per VFI e VFP4

Bene l’iniziativa voluta dal Ministero della Difesa di accentrare le operazioni per il calcolo delle retribuzioni del personale di Esercito, Aeronautica e Marina militare in un unico organo; tuttavia, a pochi giorni dall’avvio dell’accentramento nel Centro unico stipendiale siamo venuti a conoscenza di un cambio di procedura che rischia di ripercuotersi sul personale volontario in ferma prefissata.

Non sappiamo se per velocizzare le procedure a causa di una carenza di organico oppure se semplicemente perché si ritiene – impropriamente – che questa sia la maniera corretta di agire, fatto sta che per il prossimo stipendio dei VFI e VFP4 si è deciso di procedere con un calcolo “convenzionale” di cui personalmente ASPMI non si capacita viste quelle che potrebbero essere le ripercussioni.

Un nuovo modo per calcolare lo stipendio di VFI e VFP4

Andiamo con ordine: come noto ai più per il personale in ferma volontaria è più corretto parlare di paga.

Tanto i VFI quanto i VFP4 percepiscono infatti una paga giornaliera lorda in base al numero di giorni di servizio svolti (art.2262-quater del Codice dell’Ordinamento Militare). Solo a partire dal 1° gennaio 2026 i VFP4 percepiranno una paga diversa poiché verranno equiparati ai nuovi VFT.

La prima operazione che andrebbe fatta per calcolare lo stipendio, quindi, dovrebbe essere verificare per ogni volontario quanti giorni di servizio sono stati effettuati nell’ultimo mese, così da accertare quanto effettivamente spetta e girare tutto a NoiPa che possa procedere con il pagamento.

E così è stato fino a quando a occuparsi di tali operazioni sono stati i singoli comparti: con l’accentramento, invece, è stato deciso di riconoscere a tutti una paga calcolata su 30 giorni di servizio, indipendentemente da quanti se ne sono svolti realmente. A fine anno ci sarà poi un ricalcolo con relativo conguaglio, con il rischio che molti volontari possano essere chiamati a restituire delle somme importanti.

Senza dimenticare poi tutte le altre conseguenze: non è solo lo stipendio a non essere corretto, ma anche la contribuzione, così come per le bonifiche che verranno corrisposte in trentesimi.

Ma il calcolo “errato” potrebbe non essere per tutti. Per coloro che sono gestiti dal sistema non centralizzato, infatti, la paga continua a essere corrisposta in maniera corretta, rispettando i giorni di calendario del mese. Paradossalmente, quindi, c’è il rischio di ritrovarsi in una situazione in cui nello stesso ufficio potrebbero esserci due volontari in ferma prefissata quadriennale o due volontari in ferma iniziale e annuale con paga mensile differente, nonostante lo stesso servizio effettuato.

Il passaggio al centro unico non deve comportare un abbassamento degli standard

Quello riportato in precedenza è solo un primo esempio e proprio per evitare ulteriori “difficoltà” chiediamo al Ministro della Difesa di intervenire nell’immediato al fine sia di cambiare al più presto il nuovo sistema di calcolo che soprattutto affinché venga avviato un processo di cambiamento che non danneggi il personale e soprattutto non rischi di penalizzare l’immagine dell’Esercito il quale, in questo progetto, è l’azionista di maggioranza in termini di numerici di arruolamenti.

Quello attuato fino a oggi, che tanto ha funzionato dopo anni di tribolazioni, andrebbe migliorato anziché stravolto.

All’accorpamento, infatti, non può seguire una minore attenzione nei confronti del personale in divisa, passando a procedure meno accurate che rischiano di comportare dei seri danni.

Gli standard con cui si è lavorato in questi anni sono stati elevati, anche grazie al confronto costante con i rappresentanti: ci aspettiamo che sarà così anche con il nuovo Centro unico e confidiamo in un primo segnale con l’abbandono di un sistema di calcolo talmente assurdo da non sembrare neppure vero.

Vogliamo davvero essere un modello da esportare all’estero?

L’obiettivo è di esportare il nuovo modello italiano anche all’estero, ma per farlo serve intanto diventare attrattivi per i nostri giovani. E non lo si può fare se – come successo nel 2010 – cominciano a esserci notizie di errori di calcolo o comunque stipendi pagati in ritardo.

Serve una linea di continuità rispetto al passato con l’obiettivo di migliorarsi: ne vale la tutela e il benessere del personale, ma anche la credibilità del comparto Difesa.

È nostro impegno, in qualità di Forza Armata che nel processo d’interforizzazione rappresenta – visto il maggior numero di personale impiegato – “l’azionista di maggioranza”, assicurarci che questi obiettivi vengano portati a termine per la soddisfazione di tutte le parti in campo, con la convinzione che questa nostra posizione venga riconosciuta anche da amministrazione e politica.