Rinnovo del contratto, cosa si pensa di fare con 4 miliardi di euro? L’inflazione corre, gli stipendi no

Rinnovo del contratto, 3 miliardi di euro non bastano.

Con l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def il Governo Meloni si è preso un impegno nei confronti degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici: nel 2024 verrà avviata la contrattazione grazie anche alle risorse che saranno stanziate nella prossima Legge di Bilancio. 

A oggi per il rinnovo del contratto degli statali si dispone – come ammesso dallo stesso Ministro dell’Economia che nella giornata di ieri è stato protagonista di un question time alla Camera dei Deputati – di appena 1 miliardo di euro stanziato con l’ultima Legge di Bilancio. 

Con la prossima manovra servirà quindi un ingente stanziamento di risorse, tale da arrivare ad almeno 8 miliardi di euro (cifra indicata non solo dai sindacati ma dallo stesso Ministro della Funzione pubblica, Paolo Zangrillo). 

Rinnovo del contratto, le risorse in programma non bastano

Tuttavia, la Nadef ci dice che con la Legge di Bilancio 2024 si potranno aggiungere poco più di 3 miliardi di euro, sforando così i 4 miliardi di euro. 

Come ASPMI ci auguriamo che sia stato fatto errore di calcolo, poiché non si può pensare di rinnovare un contratto riferito a un triennio caratterizzato da un’alta inflazione e da una svalutazione retributiva senza precedenti con appena 4 miliardi di euro. Proprio in questi giorni, d’altronde, come parte della Rete Sindacale Militare, abbiamo scritto al Ministro della Difesa facendo presenti quelle che sono le aspettative per il rinnovo: dagli 8 ai 12 miliardi di euro per tutto il comparto pubblico, con almeno 3,7 miliardi da destinare ai comparti Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico. 

4 miliardi di euro per tutti sono poco più di quanto servirebbe per riconoscere al solo personale in divisa un aumento di stipendio che tenga conto della specificità nonché dei nuovi impegni che siamo chiamati ad assolvere in virtù dell’evoluzione della situazione internazionale: a queste condizioni, la contrattazione non può partire, poiché nessun sindacato, compresi noi che per la prima volta potremo confrontarci direttamente con il Governo per definire l’aumento di stipendio, sarà disposto a sedersi al tavolo. 

Aumento più basso rispetto ai precedenti (mentre l’inflazione corre)

Basti pensare che con poco più di 4 miliardi di euro nel triennio 2016-2018 venne riconosciuto un incremento medio e lordo di 85 euro, mentre nell’ultima tornata ne servirono 7 miliardi per un aumento a tre cifre (100 euro medi e lordi). E stiamo parlando di periodi in cui l’inflazione registrata era vicina allo zero

Oggi che secondo l’Istat l’IPCA previsto per il triennio contrattuale – 2019/2022 – è del 16,1% il Governo conta di presentarsi con 4 miliardi di euro che allo stato attuale delle retribuzioni sarà capace di assicurare al personale un aumento di stipendio persino inferiore rispetto a quello del triennio 2016-2018 (per non parlare del 2019-2021)

Ribadiamo: per noi di ASPMI è inaccettabile e confidiamo che nelle prossime settimane si penserà a soluzioni alternative – e soddisfacenti – per arrivare in tempi brevi a un accordo per il prossimo rinnovo, senza dover attendere un nuovo stanziamento con la Legge di Bilancio 2025.