Aumento di stipendio, il personale militare non può aspettare: ASPMI e la Rete Sindacale Militare scrivono al Ministro della Difesa

Aumento di stipendio, la Rete Sindacale Militare scrive al Ministro Crosetto

In una lettera congiunta inviata al Ministro della Difesa, ASPMI ha espresso preoccupazioni riguardo al rinnovo del contratto (triennio 2022-2024) del personale militare, rivendicando un aumento di stipendio che tenga conto del caro prezzi. 

Nella lettera – sottoscritta dalla Rete Sindacale Militare del Comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso Pubblico, che comprende i principali sindacati militari dei Carabinieri, dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica Militare – è stato fatto presente al Ministro Crosetto che per quanto il Paese si trovi in una situazione finanziaria complessa, con vincoli derivanti da un elevato debito pubblico e da accordi sovranazionali, non si può mettere da parte il personale militare in quanto è arrivato il momento di riconoscere un aumento salariale commisurato all’elevata inflazione. 

Per questo motivo, in una Legge di Bilancio 2024 con la quale si cercherà di bilanciare la solidarietà sociale con la necessità di stimolare lo sviluppo economico non possono mancare le risorse per il rinnovo di contratto delle Forze Armate. 

Quale valorizzazione economica per il personale in divisa?

Il personale in divisa svolge compiti operativi impegnativi, attività essenziali per garantire la sicurezza nazionale che comportano sacrifici significativi: ecco perché è necessario procedere con una valorizzazione che tenga conto della specificità nonché delle nuove esigenze dettate dall’emergenza economica. 

Anche perché solo una parte di chi è impiegato nelle Forze Armate potrà godere delle agevolazioni pensate dal Governo per abbattere il cuneo fiscale, come nel caso dello sgravio contributivo o della futura detassazione della tredicesima, in quanto limitate a chi ha un reddito fino a 35 mila euro l’anno

Concentrando gran parte delle risorse a disposizione della Legge di Bilancio per la tutela – legittima – delle famiglie con redditi più bassi, si rischia di svantaggiare chi è vero che ha un livello complessivo reddituale lordo più alto, ma in conseguenza di impieghi operativi resi sempre più faticosi e dispendiosi dall’attuale situazione geopolitica.

Difesa della patria precondizione dello Stato di diritto

Come sostenuto dall’ex Ministro della Difesa (2006-2008) Arturo Parisi, “La Difesa della Patria, prima ancora della indispensabile Sicurezza, è la precondizione per l’esistenza dello Stato di Diritto per come siamo abituati a conoscerlo nel mondo occidentale”; a tal proposito, per far sì che questa importante missione venga svolta con il massimo dell’efficienza possibile è essenziale garantire la sicurezza e il benessere del personale militare

Le richieste della Rete sindacale militare

Per questo motivo, ASPMI e la Rete Sindacale Militare hanno chiesto al Governo di stanziare i fondi necessari per affrontare l’inflazione e recuperare il potere d’acquisto del personale militare andato perso durante il triennio 2022-2024: considerando un IPCA per il periodo 2022-2024 pari al 16,1% (come da comunicazione Istat del 7 giugno scorso) servirà stanziare almeno dagli 8 ai 12 miliardi di euro per il rinnovo, di cui almeno 3,7 miliardi – al netto delle risorse già stanziate per l’indennità di vacanza contrattuale – per il Comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico. 

Allo stesso tempo, è stato sollecitato un adeguato finanziamento del Fondo della Previdenza “dedicata” (Legge 234/2021, articolo 1 comma 95) per il personale delle Forze armate, delle Forze di polizia militari e civili e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, affinché possa essere in grado di sostenere adeguatamente le future pensioni.

Questi i due interventi più importanti sui quali ci aspettiamo sviluppi già nel 2024. Ma non sono gli unici temi sui quali bisognerà confrontarci, in quanto nel quinquennio dovranno esserci novità anche sui seguenti ambiti: 

  • intervento di “manutenzione” delle carriere e dei ruoli derivante da rinnovati funzioni in ogni campo;
  • concreto finanziamento della specificità disciplinata dall’art. 19 della legge n. 183/10;
  • necessità di far decollare l’area negoziale della dirigenza cui attribuire una forma dopo le enunciazioni di principio giuridiche;
  • sostenere con finanziamenti “reali” il piano casa dei militari e degli operatori di polizia, specie per quelli più giovani e meno abbienti.

Serve un confronto, la Rete sindacale militare va ascoltata

Da parte nostra ci impegniamo a sensibilizzare il Governo e la politica sulle questioni giuridiche ed economiche che riguardano il personale militare, con l’obiettivo che possa essere garantito un trattamento equo per coloro che indossano l’uniforme. Serve però un cambio di rotta da parte del Governo, visto che oggi la Rete sindacale militare risulta emarginata nell’interlocuzione politico-normativa nonostante gli obblighi imposti dal D.lgs n. 195 del 1995 che impongono un confronto in sede istituzionale. 

Solo con il confronto, d’altronde, l’Amministrazione potrà essere adeguatamente informata riguardo alle sofferenze e alle difficoltà quotidiane delle donne e degli uomini in uniforme. 

Nessun passo indietro

In conclusione, confidiamo che il Governo prenda in considerazione le nostre richieste e adotti misure concrete per migliorare le condizioni del personale militare in un momento storico complesso. Rimarremo vigili e determinati nel perseguire la giusta equità sociale per tutti i cittadini che indossano l’uniforme, continuando a rispettare il giuramento prestato per la difesa della patria.

Per chi volesse leggere la lettera inviata al Ministro della Difesa, di seguito il testo completo.