Rinnovo del contratto, attenzione a non cadere in inganno: ecco perché le risorse vengono stanziate subito

Risorse rinnovo del contratto, perché verranno stanziate nel 2023 e non nel 2024?

Una parte delle risorse per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici, triennio 2022-2024, verrà stanziata già nei prossimi giorni con quello che la stampa definisce “Decreto Anticipi”. Ciò, tuttavia, non deve trarre in inganno: non significa infatti che ci sarà uno stanziamento per il 2023 e un ulteriore per il 2024, velocizzando così l’avvio della contrattazione. 

A oggi, infatti, la situazione relativa al rinnovo di contratto resta alquanto complicata e lo sarà anche dopo che verranno stanziate le nuove risorse che, secondo indiscrezioni, dovrebbero aggirarsi intorno ai 3 miliardi di euro

Perché le risorse per il rinnovo di contratto verranno stanziate subito

La ragione che si cela dietro alla decisione di anticipare lo stanziamento di risorse per il rinnovo di contratto sembra essere meramente contabile. Come spiegato da una fonte autorevole come Il Sole 24 Ore, infatti, il Governo ha la necessità di caricare sul deficit di quest’anno una parte di spesa che altrimenti non sarebbe gestibile sui saldi del 2024

Ecco perché buona parte dei 3 miliardi di euro che la Nota di aggiornamento al Def riserva ai rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici verrà stanziata subito anziché aspettare la Legge di Bilancio 2024

A quanto ammontano le risorse nel 2024

Al netto delle manovre contabili, quindi, non cambia l’intenzione del Governo Meloni rispetto a quanto noi di ASPMI vi abbiamo anticipato qualche giorno fa: per il momento il fondo a disposizione per il rinnovo di contratto, sul quale a oggi c’è circa 1 miliardo di euro stanziato dall’ultima manovra, verrà incrementato di poco più di 3 miliardi arrivando così a 4 miliardi di euro nel 2024

L’impossibilità di arrivare a un accordo nel 2024

Non sembra esserci quindi alcuna accelerata da parte del Governo Meloni che a quanto pare ha accettato l’idea che per i rinnovi contrattuali si debba attendere un altro anno ancora, stanziando con la Legge di Bilancio 2025 quanto basterà per arrivare a un accordo che possa essere soddisfacente per tutte le parti in causa. 

A tal proposito, noi di ASPMI ci siamo già espressi a riguardo: nella lettera inviata al Ministro della Difesa, Guido Crosetto, come parte della Rete Sindacale Militare, abbiamo chiesto dagli 8 ai 12 miliardi di euro complessivi, di cui 3,7 miliardi riservati ai comparti Difesa, Sicurezza e Soccorso Pubblico. 

Con 4 miliardi di euro, o poco più, arrivare a un accordo non è possibile ma ciò non significa che accetteremo di buon grado un rinvio al 2025: nel frattempo bisognerà intervenire perlomeno in sostegno dei redditi del personale dell’Esercito Italiano, per la gran parte escluso dai vantaggi offerti dallo sgravio contributivo (riservato ai redditi fino a 35 mila euro). 

Confermare l’una tantum dell’1,5%, un aumento di pochi euro al netto di contributi e imposte, non può essere la soluzione, così come la sola riforma Irpef non basta: ci aspettiamo un segnale importante, a partire da un ingente stanziamento in favore della nostra Forza Armata in modo da ridurre le distanze economiche che ancora oggi sussistono con gli altri comparti.