Rinnovo dei contratti, il ministro Zangrillo se la prende comoda: ma la pazienza del personale non è eterna

Rinnovo del contratto, non si può aspettare oltre.

Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, è stato intervistato a margine dell’evento “Le buone leggi. Semplificare per far ripartire l’Italia” organizzato dalla ministra delle Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati, rispondendo anche alle domande sul rinnovo di contratto del pubblico impiego per il triennio 2022-2024

L’avvio della fase di concertazione, in programma nel 2024, dovrebbe rappresentare una delle priorità del Ministro e di tutto il Governo, visto che sarà l’occasione di riconoscere il giusto adeguamento di stipendio tenendo conto della svalutazione causata dall’inflazione. D’altronde è stata proprio Giorgia Meloni a ribadire l’importanza della contrattazione collettiva in Italia, a tal punto da non rendere necessaria l’introduzione di un salario minimo: ecco perché già con la prossima Legge di Bilancio ci aspettiamo che il Governo passi dalle parole ai fatti

Come si può pretendere che le aziende private tutelino i loro lavoratori se l’Amministrazione è la prima a non tener conto del personale impiegato alle proprie dipendenze?

Eppure dalle parole di Zangrillo sembra emergere una certa calma, con il Ministro della Pubblica Amministrazione che si è dimostrato alquanto attendista sulla questione del rinnovo del contratto. Noi di ASPMI confidiamo che questa tranquillità sarà poi giustificata dai fatti: come Associazione sindacale a carattere militare che per la prima volta potrà confrontarsi direttamente con il Governo per la definizione del trattamento economico da riconoscere con la concertazione, non prenderemo in considerazione proposte di rinnovo che non andranno a ricoscere al personale dell’Esercito Italiano la giusta valorizzazione di cui meritano, tenendo conto della specificità della nostra Forza Armata. 

Rinnovo del contratto, cosa ha detto Zangrillo

A pochi giorni dall’approvazione della nota di aggiornamento al Def, vero e proprio spartiacque in vista della prossima Legge di Bilancio, il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo ha dichiarato di “non avere novità per quanto riguarda il rinnovo di contratto”, aggiungendo che l’ultimo incontro con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, c’è stato nel “luglio scorso”. 

In quell’occasione è stata ribadita al Ministro Giorgetti la necessità di stanziare sufficienti risorse per il rinnovo, in quanto l’avvio della fase di concertazione nel 2024 rappresenta una delle priorità dell’Esecutivo. 

Di quella che è stata la risposta del Mef non ne abbiamo notizia, ma la tranquillità dimostrata da Zangrillo ci fa credere che alla fine si arriverà allo stanziamento sperato di almeno 8 miliardi di euro. Anche perché altrimenti sarebbe ingiustificabile il suo atteggiamento: è proprio questo il momento in cui bisogna fare maggiore pressione sul Governo assicurandosi che nella nota di aggiornamento al Def vengano “prenotate” le risorse necessarie per il rinnovo di contratto, dopo potrebbe essere troppo tardi. 

Rinnovo del contratto, non accetteremo scuse

Zangrillo ha fatto notare che al suo insediamento era in corso la coda contrattuale per il rinnovo 2019-2021 con oltre 2,4 milioni di dipendenti pubblici ancora non rinnovati. 

Il ritardo accumulato dai precedenti Governi non può però rappresentare una giustificazione dietro a cui nascondersi, anche perché – come confermato dal Ministro – l’ultima fase di rinnovo è comunque vicina alla chiusura (manca solo il Ccnl dei dirigenti sanitari, con la firma che dovrebbe arrivare già questo mese). 

C’è quindi tutto il tempo necessario per impegnarsi in virtù della prossima stagione contrattuale, anche perché il prossimo anno è l’ultimo utile per arrivare a un accordo. La pazienza di un personale che per anni si è visto scavalcare da altre esigenze dovendosi accontentare delle briciole sta per finire, e noi come ASPMI ci assicureremo, con ogni mezzo a nostra disposizione, che il diritto a un giusto compenso venga adeguatamente garantito.