Riforma Forze Armate, urge intervenire sull’Esercito Italiano: il Ministro della Difesa è d’accordo con ASPMI

foto: Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione - Primo Luogotenente Giuliano Grimaldi

Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato l’urgenza di una riforma che garantisca all’Esercito Italiano la possibilità di sopperire alle gravi carenze che si sono accumulate negli ultimi tempi. Il riconoscimento di questo problema, soprattutto nel sempre più incerto panorama internazionale, è un’ottima base di partenza ed è ciò che ASPMI in qualità di sindacato militare chiede già da tempo.

Ammettere la problematicità della carenza di fondi per l’Esercito Italiano non risolve però ancora nulla: per questo ci auspichiamo che il Ministro Crosetto continui su questa strada, lavorando con gli altri parlamentari e i membri del Governo affinché il nuovo modello di Difesa come istituito dalla legge n.119/2022 possa diventare al più presto realtà.

Esigenze dell’Esercito Italiano troppe volte trascurate

Secondo quanto spiegato dal Ministro Crosetto alle Commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato, l’assenza di conflitti nel panorama europeo e la lontananza di quelli presenti sul territorio internazionale hanno portato negli anni a trascurare significativamente le esigenze dell’Esercito. A farne le spese è l’intera Nazione, che non dispone di una riserva di veterani da attivare in caso di necessità e che andrebbe presto formata sul modello israeliano o svizzero. La Svizzera, Paese neutrale, può d’altronde mobilitare al bisogno il doppio dei militari italiani.

Nel 2012 è stata approvata la riduzione dei militari, concentrati finora sulle missioni di mantenimento della pace e della sicurezza, ciò che il Ministro ha definito “Protezione Civile 4.0”, ma che non corrisponde al compito dato all’Esercito dalla Costituzione. L’invasione russa dell’Ucraina e lo spettro di una guerra su larga scala ce lo hanno ricordato.

Serve aumentare le risorse

La rinnovata attenzione sulle necessità militari ha già portato a un significativo aumento rispetto al 2022 nei Bilanci della Difesa, che ammonta ora all’1,38% del Pil. Tuttavia, è ancora lontano dal 2% fissato dalla Nato, che il Ministro stima raggiungeremo solamente nel 2028 (e che comunque appare insufficiente).

Come più volte sottolineato da ASPMI, e già fatto presente agli organi decisionali, non si può pensare che basti adeguarsi al piano Nato per recuperare tutto ciò che in questi anni è stato lasciato indietro. Servono risorse straordinarie per ammodernare i mezzi e colmare la carenza di personale: per farlo urge inoltre riportare l’impegno alle attività di addestramento, che continuano a patire dell’impiego dei militari nell’Operazione Strade Sicure con la quale si incrementa la sicurezza nelle città a discapito della difesa dello Stato.

Investimenti per le Forze Armate fuori dal Patto di stabilità

L’idea avanzata dal Ministro Crosetto di sottrarre gli investimenti per le Forze Armate dal Patto di Stabilità potrebbe essere un aiuto importante, ma è necessario un radicale cambio di mentalità che distacchi i militari dalle classiche logiche del pubblico impiego, disponendo fondi affinché possano essere aumentate le assunzioni di giovani preparati e formati nelle competenze specialistiche e innovative che sono sempre più necessarie alla luce delle nuove esigenze sul piano della sicurezza nazionale e internazionale. Senza dimenticare l’importanza di puntare a un trattamento previdenziale adeguato alla particolarità del lavoro svolto.

L’incremento di 10.000 soldati e i fondi per i tank e i mezzi corazzati (8 miliardi per il tank Leopard, 15 miliardi per i mezzi blindati e 5 miliardi per il futuro supercaccia) non ci portano certo a pari, ma mostrano almeno che stiamo finalmente andando nella direzione giusta. È quello che abbiamo chiesto finora e continuiamo a premere affinché il Governo attui davvero la riforma della Difesa necessaria.