Un sindacato non si costruisce screditando i colleghi, ma tutelando i militari

Negli ultimi giorni stiamo assistendo a episodi che riteniamo gravi e preoccupanti. 

Abbiamo appreso – e ne abbiamo le prove – che in alcune caserme sono stati creati gruppi WhatsApp ad hoc con l’unico scopo di screditare la nostra Associazione. L’obiettivo di queste azioni non è certo la tutela dei colleghi, ma la ricerca di un vantaggio personale: convincere i militari a tesserarsi con altri sindacati per accrescere il proprio peso interno e ambire così a ruoli di rilievo presso nuove APCSM.

In questo modo, il militare non è più al centro, ma diventa soltanto uno strumento per raggiungere ambizioni individuali. Una condotta che, oltre a dimostrare scarsa professionalità, dovrebbe far riflettere ogni militare sulla reale credibilità di chi utilizza simili mezzi.

A rendere la situazione ancora più grave è il fatto che, nel promuovere altri sindacati, vengono messe in circolazione false notizie nei confronti della nostra associazione. Esistono persino gruppi WhatsApp in cui queste menzogne circolano liberamente e che sono già al vaglio dei nostri legali dal momento che la magistratura, nei giorni scorsi, si è già espressa in nostro favore smentendo queste accuse strumentali.

Avremmo potuto rispondere utilizzando lo stesso mezzo, diffondendo la semplice verità dei fatti, ma non è questo il nostro modo di fare sindacato. Preferiamo andare avanti con serietà, perché il nostro unico obiettivo rimane la tutela dei militari.

Se fossimo convinti che i nostri iscritti possano trovare altrove una migliore assistenza, saremmo i primi a incoraggiare un passaggio verso altri sindacati. Ma non è così. E lo diciamo con rispetto per tutte le altre associazioni con le quali abbiamo condiviso e continueremo a condividere tavoli di confronto per il bene comune della Forza Armata. La realtà è che ASPMI garantisce una presenza costante e un ventaglio di servizi completo, che copre ogni ambito della vita del militare: assistenza fiscale, tutela legale e previdenziale, supporto sanitario per le cause di servizio, sostegno psicologico grazie ai nostri esperti.

Non solo: dal nostro sindacato sono partite alcune delle proposte più significative portate ai tavoli di contrattazione, come quella sull’eliminazione del compenso forfettario di guardia, che sarà affrontata nella prossima contrattazione, come il governo si è impegnato a fare. Intanto abbiamo già ottenuto importanti riconoscimenti, come l’indennità per i servizi notturni e non, che garantisce un primo incremento economico.

Rappresentiamo l’intera scala gerarchica, dai dirigenti – siamo l’unico sindacato esclusivamente dell’Esercito a farlo – fino ai volontari, a cui dedichiamo servizi specifici. Ed è proprio questa rappresentatività a renderci bersaglio di chi, non potendo contrastarci sul piano delle idee e dei risultati, cerca di screditarci diffondendo falsità già smentite dagli organi competenti.

Denunciamo quindi due aspetti fondamentali di quanto sta accadendo:

  1. si dimostra di non sapere davvero cosa significhi fare sindacato, ignorando che il fine ultimo è sempre e solo il bene dei militari;

  2. si antepongono obiettivi personali alla missione collettiva che dovrebbe accomunarci.

Lo diciamo senza troppi giri di parole: siamo amareggiati. Quando abbiamo lottato per la nascita delle Associazioni sindacali tra i militari non avremmo mai pensato di trovarci di fronte a simili dinamiche, che ricordano più i giochi di potere della politica che il lavoro di chi dovrebbe difendere i colleghi.

Invece di sottrarre iscritti ad altri sindacati, sarebbe opportuno che tutti lavorassimo per ampliare il numero complessivo di militari iscritti a una sigla dell’Esercito. Solo così, uniti, potremo presentarci con maggiore forza ai tavoli di contrattazione, per dare risposte concrete alle esigenze di chi indossa l’uniforme.