Ufficiale, ASPMI rappresenta anche i dirigenti. Adesso serve avviare l’area negoziale

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È stato finalmente pubblicato il provvedimento che riconosce, per i trienni 2018-2020, 2021-2023 e 2024-2026, le Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari rappresentative del personale dirigente delle Forze Armate. Un passaggio che, per l’Esercito Italiano, certifica il ruolo di ASPMI, con al fianco solamente USMIA, a dimostrazione del lavoro coerente e instancabile che la nostra sigla porta avanti da anni, con l’obiettivo dichiarato, e mai disatteso, di rappresentare ogni militare nel miglior modo possibile.

Questa certificazione ufficiale dovrebbe segnare l’inizio di una nuova fase nella negoziazione per il personale dirigente. Eppure, siamo già a giugno 2025 e, nonostante i reiterati appelli, il tavolo negoziale per i dirigenti militari del Comparto Difesa non è ancora stato avviato. 

Due trienni contrattuali sono trascorsi nel silenzio istituzionale (e un altro rischia di fare altrettanto), senza che siano mai state avviate le procedure per la definizione delle indennità accessorie. Una mancanza che ha generato una situazione gravemente discriminatoria: i dirigenti continuano a operare con trattamenti economici accessori non solo inadeguati rispetto alle responsabilità ricoperte, ma, in alcuni casi, persino inferiori rispetto a quelli previsti per il restante personale non dirigente.

La definizione della rappresentatività di ASPMI rappresenta pertanto un’importante assunzione di responsabilità. Chi siede al tavolo negoziale porta con sé il dovere di avanzare proposte serie, fondate, attuabili, mentre chi ha il compito di convocare quel tavolo ha ora la responsabilità politica e istituzionale di farlo senza ulteriori indugi.

È già stato perso tempo prezioso, alimentando un clima di disillusione e lasciando che le distanze tra ruoli di comando e riconoscimenti economici diventassero una frattura sistemica.

Occorre rimediare con strumenti adeguati: pertanto, come ASPMI proponiamo l’immediata apertura di un tavolo dedicato all’area dirigenti, nel quale discutere non soltanto delle indennità accessorie ancora assenti, ma anche di temi oggi esclusi dalla contrattazione e che invece incidono profondamente sulla vita e la progettualità del personale dirigente: previdenza, orario massimo settimanale, lavoro straordinario, trattamento di fine rapporto. Serve riconoscere pienamente la specificità del servizio prestato traducendolo in diritti tangibili per il personale.

Il riconoscimento della rappresentatività deve essere seguito, adesso, da un atto politico chiaro e coraggioso. Aprire il confronto con le sigle sindacali legittimate è un dovere verso i militari, ma anche un investimento sulla qualità, sulla coesione e sull’efficienza del Comparto Difesa.

Noi siamo pronti, con spirito di servizio e una visione strategica di lungo periodo