Con una decisione destinata a segnare un punto di svolta nella tutela della salute del personale in uniforme, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha stabilito che, nei casi di patologie tumorali contratte da militari esposti a uranio impoverito o nanoparticelle di metalli pesanti, il nesso di causalità con il servizio è presunto per legge.
In altre parole, il militare non dovrà più dimostrare di essersi ammalato “a causa” della propria attività operativa: sarà il Ministero della Difesa a dover provare un’origine extra-lavorativa della malattia.
Si tratta di una serie di pronunce di portata storica (sentenze n. 12-13-14-15 del 2025) che pone fine a un lungo contrasto giurisprudenziale e rafforza in modo importante i diritti di chi ha servito lo Stato in contesti rischiosi – dalle missioni internazionali ai poligoni di tiro sul territorio nazionale – spesso pagando con la salute l’esposizione a sostanze tossiche.
Per ASPMI, che da anni si batte per il riconoscimento della causa di servizio in casi come questi, si tratta di un risultato che restituisce giustizia a tanti militari e alle loro famiglie, ribaltando un paradigma che per troppo tempo aveva lasciato soli coloro che avevano contratto gravi patologie nell’adempimento del dovere.
Cosa dice davvero la sentenza
La sentenza n. 6 del 2025 dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato rappresenta il punto d’arrivo di un lungo dibattito giuridico e medico-scientifico sul tema del nesso di causalità tra servizio militare e insorgenza di tumori in chi è stato impiegato in contesti ad alto rischio.
Fino a oggi, chi si ammalava doveva dimostrare personalmente che la propria patologia fosse stata causata dal servizio svolto, ad esempio durante missioni internazionali nei Balcani o in Medio Oriente, oppure nei poligoni di tiro e nei siti di stoccaggio di munizionamento in Italia. Un onere di prova spesso impossibile, poiché le conoscenze scientifiche non permettono di stabilire con certezza assoluta il legame tra l’esposizione a uranio impoverito o nanoparticelle di metalli pesanti e lo sviluppo di un tumore. Con questa pronuncia, il Consiglio di Stato ha deciso di ribaltare completamente il punto di vista: quindi, quando un militare contrae una patologia tumorale e risulta accertata la sua esposizione in contesti operativi o ambientali a rischio, si presume che la malattia sia dipesa dal servizio.
Di conseguenza, non è più il militare a dover fornire la prova del nesso causale, ma è il Ministero della Difesa a dover dimostrare il contrario, cioè che il tumore abbia una genesi extra-lavorativa, indipendente dal servizio. L’onere della prova, quindi, viene ribaltato.
La Plenaria ha spiegato che questa regola nasce dall’articolo 603 del Codice dell’ordinamento militare, che già nel 2011 riconosceva la necessità di “pervenire al riconoscimento della causa di servizio e di adeguati indennizzi” per chi avesse contratto infermità o patologie tumorali per le particolari condizioni ambientali od operative legate alle missioni o ai poligoni.
Oggi quella norma riceve finalmente una lettura garantista, che tiene conto delle evidenze epidemiologiche, delle indagini parlamentari e delle conoscenze scientifiche disponibili.
In sostanza, il Consiglio di Stato ha sancito che il rischio di ammalarsi in conseguenza del servizio fa parte del rischio professionale tipico del militare, e che lo Stato – come datore di lavoro e garante della salute del personale – deve farsene carico, anche in assenza di prove scientifiche assolute.
La sentenza introduce così un principio di giustizia sostanziale e di equità, destinato a cambiare radicalmente i procedimenti per il riconoscimento della causa di servizio e a riaprire molte situazioni finora respinte o bloccate per mancanza di prove “certe”.
Nel concludere, come ASPMI esprimiamo un sentito ringraziamento e un sincero plauso all’avvocato Andrea Bava e all’avvocato Angelo Tartaglia per l’impegno e la competenza con cui hanno sostenuto, anche in sede giudiziaria, una battaglia di civiltà e di giustizia a tutela dei militari colpiti da gravi patologie legate al servizio.