Riforma fiscale rinviata? ASPMI scrive al Governo: “Serve una valorizzazione economica del personale in divisa”

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Come ASPMI accogliamo con forte preoccupazione le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale ha prospettato un rinvio pluriennale degli interventi fiscali a favore del ceto medio, come la riduzione dell’aliquota Irpef del secondo scaglione di cui vi avevamo già parlato

Si tratta di un passo indietro rispetto alle precedenti posizioni, che rischia di aggravare le difficoltà di migliaia di lavoratori, tra cui gli appartenenti alle Forze Armate, già oggi duramente colpiti dal carico fiscale. 

I militari, con redditi medi compresi tra 28.000 e 45.000 euro annui, rientrano pienamente nella fascia più penalizzata dal sistema attuale: non abbastanza bassa da accedere ai benefici previsti per i redditi più bassi, né sufficientemente alta da permettere di arrivare agevolmente alla fine del mese. 

La fine dello sgravio contributivo, eliminato dall’1 gennaio 2025,  ha ulteriormente peggiorato la situazione, senza essere adeguatamente compensata dall’attuale meccanismo di decontribuzione legato al cuneo fiscale. 

In questo scenario, la mancata riduzione – almeno per il momento – dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% priva il personale in uniforme di un segnale atteso e necessario.

E ribadiamo che non stiamo chiedendo trattamenti di favore, quanto più il riconoscimento, e di una conseguente valorizzazione sul piano economico, di un ruolo essenziale per la sicurezza, la gestione delle emergenze e la stabilità democratica del Paese. 

È fondamentale che la prossima riforma fiscale non dimentichi chi opera ogni giorno con professionalità al servizio dello Stato. 

Per il momento non è stato così. Il riferimento ai 18 miliardi di taglio del cuneo fiscale realizzati nelle ultime due leggi di bilancio, pur importante, ha finora prodotto effetti limitati sulle retribuzioni medie dei lavoratori della difesa. 

Per questo, invitiamo il Governo a non accantonare il tema, ma ad affrontarlo in modo strutturale, con misure sostenibili, tempi certi e un approccio basato sull’equità. Ricostruire fiducia e motivazione nel ceto medio, soprattutto tra chi serve il Paese in silenzio e con spirito di sacrificio, è un passo necessario per la credibilità delle istituzioni.