Negoziazione area dirigenti, al via le trattative per il rinnovo. ASPMI pone l’attenzione su tre punti fondamentali

Fonte immagine: Ministero della Pubblica Amministrazione

Si è svolta  venerdì 25 luglio, presso il Dipartimento della Funzione Pubblica, l’apertura ufficiale delle trattative per il rinnovo degli accordi sindacali relativi al personale dirigente delle Forze di polizia e delle Forze Armate per il triennio 2021-2023, con la contestuale ripresa delle trattative per il triennio 2018-2020. Un passaggio importante, a lungo atteso, che coinvolge circa 24 mila dirigenti del comparto Sicurezza e Difesa.

ASPMI ha preso parte all’incontro con una delegazione composta dal Ten. Col. Nuccio Mollica, Capo Dipartimento Trattamento Economico, e dal Ten. Col. Leonardo D’Elia, Responsabile delle Relazioni Istituzionali, entrambi Segretari nazionali

Nel corso dell’incontro, alla presenza del Ministro per la Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, dei Ministri Crosetto, Piantedosi, Giorgetti e Nordio, e delle più alte autorità civili e militari, il Ten. Col. D’Elia è intervenuto portando il contributo di ASPMI su tre temi centrali: equità retributiva, previdenza dedicata e adeguamento delle indennità di trasferimento.

Equità tra comparti: colmare la storica disparità nei fondi

Mollica ha posto l’attenzione sul problema della sperequazione tra le Forze Armate e le Forze di Polizia in merito all’assegnazione dei fondi. Una disparità che, oltre a violare il principio costituzionale di equiordinazione, genera frustrazione e scoramento tra professionisti che affrontano sfide comuni, spesso nelle stesse condizioni operative. “Chiediamo che venga ripristinata l’equità retributiva – ha affermato – per restituire dignità e rispetto all’intero comparto Difesa-Sicurezza”.

Una previdenza coerente con la specificità del servizio


Il secondo tema affrontato riguarda la previdenza militare, oggi troppo spesso marginalizzata nel dibattito pubblico. “È inaccettabile – ha dichiarato Mollica – che chi ha servito lo Stato per trent’anni debba affrontare la pensione senza un meccanismo previdenziale che ne riconosca la specificità. Serve una riforma chiara, che valorizzi turni, rischi, usura fisica e mentale”.

Trasferimenti: costi insostenibili, indennità da aggiornare


Ultimo ma non meno importante, l’adeguamento delle indennità di trasferimento. Mollica, in rappresentanza di ASPMI, ha qui evidenziato come le attuali somme previste non siano più in linea con i costi reali sostenuti dal personale. “Mobilità significa spese ingenti – ha spiegato – e non può ricadere interamente sul singolo l’onere di servire lo Stato in ogni angolo del Paese”.