È stato pubblicato il nuovo decreto firmato il 24 luglio scorso dalla presidenza del Consiglio dei Ministri sulla defiscalizzazione per l’anno 2025, una misura che conferma ancora una volta l’importanza del lavoro di squadra e della competenza di chi, già anni fa, ebbe la lungimiranza di pensare a questo strumento per tutelare il personale militare.
Non ci troviamo davanti a un semplice beneficio economico, che quest’anno garantisce fino a 458,50 euro netti, ma della prova tangibile di come idee ben progettate e portate avanti con determinazione possano diventare un sostegno reale per le famiglie dei militari.
Quella che oggi è una certezza nasce, infatti dall’impegno di chi oggi è alla guida di ASPMI, il Segretario Generale Francesco Gentile, che con professionalità e visione ha saputo trasformare una proposta in una misura di lungo periodo che ogni anno incide positivamente sulle buste paga dei militari che ne soddisfano i requisiti.
Cos’è il bonus defiscalizzazione
La “defiscalizzazione” è un’agevolazione fiscale pensata specificamente per il personale delle Forze Armate e delle Forze di Polizia. In termini pratici significa una riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) e delle addizionali regionali e comunali che si applicano sul trattamento economico accessorio, cioè su una parte delle indennità percepite dai militari.
Per il 2025, il decreto prevede che il beneficio spetti:
- al personale militare in servizio nel 2025;
- che nel 2024 abbia percepito un reddito da lavoro dipendente non superiore a 30.208 euro.
In altre parole, la defiscalizzazione è un meccanismo che consente di alleggerire il peso delle tasse sul salario accessorio, restituendo direttamente nelle buste paga una parte delle risorse altrimenti destinate al Fisco.
Il calcolo dell’importo
L’agevolazione si traduce in un recupero massimo di 458,50 euro netti, che sarà riconosciuto in un’unica soluzione al momento del conguaglio fiscale, previsto per febbraio 2026.
È bene sottolineare che la defiscalizzazione non garantisce a tutti lo stesso importo: il decreto stabilisce infatti un rimborso massimo, ma la cifra effettivamente riconosciuta a ciascun militare dipenderà dalla quantità di salario accessorio percepito durante l’anno.
Un militare con un reddito medio e un trattamento accessorio consistente potrà avvicinarsi alla soglia più alta del beneficio, mentre chi ha indennità più contenute riceverà una somma ridotta, pur sempre utile a integrare lo stipendio. Chi invece supera il limite di reddito fissato dal provvedimento non potrà usufruirne.