Le parole del Ministro della Difesa Guido Crosetto riaccendono il dibattito sull’Operazione “Strade Sicure”, avviata nel 2008 e tuttora attiva in tutta Italia. Il Ministro ha espresso l’intenzione di riportare i militari “al loro lavoro originario”, restituendo alle Forze Armate la piena centralità delle loro funzioni operative.
Come ASPMI, accogliamo con convinzione questa posizione, che va nella direzione di ciò che sosteniamo da anni: i militari non possono sostituirsi stabilmente alle Forze di Polizia.
Dal 2008 l’Operazione Strade Sicure ha visto impiegati quotidianamente oltre 6.600 militari in 58 province italiane, impegnati nella vigilanza di circa 1.000 siti sensibili, nel controllo del territorio e nel supporto alle forze dell’ordine. I risultati sono indiscutibili: milioni di controlli su persone e veicoli, migliaia di arresti e sequestri, oltre due tonnellate di stupefacenti sottratti alla criminalità. Numeri che testimoniano la dedizione e la professionalità del personale militare, ma che non devono far dimenticare un principio fondamentale: la missione dell’Esercito non è presidiare le strade, ma difendere lo Stato.
Come ricordato dal Ministro Crosetto, l’Esercito deve tornare a essere impiegato per ciò per cui è stato formato: la difesa dei confini, la sicurezza nazionale, l’addestramento e la prontezza nei teatri operativi internazionali. Un impiego prolungato in missioni interne, per quanto utile, sottrae risorse, tempo e preparazione a queste funzioni fondamentali.
Ma Crosetto è andato oltre. Nel suo intervento al Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI) ha espresso una visione chiara: serve una vera riforma della Difesa. Ha definito “superata” la legge 244, che fissa il limite del personale militare a 170mila unità, dichiarando che “la dobbiamo buttare via: lo spirito con cui è nata è morto”. Secondo il Ministro, il personale va “aumentato e reso più efficiente”, perché solo così le Forze Armate potranno rispondere alle sfide contemporanee, che spaziano dallo scenario bellico convenzionale alle guerre ibride e alla cyberdifesa.
Crosetto ha anche sottolineato che “le Forze Armate devono essere efficienti, non inclusive”, spiegando che occorre rivedere i criteri di reclutamento e di selezione: “non può esistere un solo sistema di requisiti – ha detto – perché è evidente che servono parametri diversi se devo andare a combattere, se devo pilotare droni o se devo operare nelle Forze Speciali”.
Il Ministro ha inoltre precisato che la riforma non dovrà essere “del Ministro della Difesa”, ma delle Forze Armate stesse, le quali dovranno essere protagoniste del confronto parlamentare: “in Parlamento interverranno loro, non un sottosegretario o un ministro”. Ha infine richiamato l’attenzione su questioni strutturali come gli alloggi, ricordando che “mentre parliamo di scudo e guerra ibrida, dobbiamo anche parlare di condizioni di vita e di efficienza”.
Nel passaggio più significativo, Crosetto ha ribadito che “è arrivato il momento di tornare indietro sull’operazione Strade Sicure”, aggiungendo:“Quando penso che 6.800 militari in tutta Italia sono su strada, penso che dovremmo aumentare le forze di polizia per riportare i militari al loro lavoro originario”. Una posizione che come ASPMI condividiamo pienamente: Strade Sicure ha dimostrato il valore dei nostri militari, ma oggi serve una riflessione più ampia. Mantenere in modo permanente un’Operazione nata come straordinaria rischia di trasformarla in una consuetudine impropria, con effetti negativi sull’efficienza dello strumento militare e sulla sua identità.
Per questo riteniamo necessario che ogni eventuale revisione o cancellazione dell’Operazione Strade Sicure sia accompagnata da misure di valorizzazione del personale che in questi anni ha garantito la sicurezza dei cittadini con dedizione e sacrificio, spesso in condizioni difficili e con turni prolungati.
A loro va il nostro ringraziamento e il nostro impegno affinché venga riconosciuto, anche sul piano economico e professionale, il servizio prestato. Il momento per un cambio di prospettiva è maturo, e la linea tracciata dal Ministro Crosetto sembra finalmente aprire la strada a un nuovo modello di Difesa: più moderno, più efficiente, più giusto verso chi ogni giorno indossa la divisa.
Perché restituire ai militari il loro ruolo naturale non significa ridurre la sicurezza del Paese. È il contrario, significa rafforzarla, restituendo alle Forze Armate ciò che è essenziale: identità, addestramento, efficienza e dignità.


