Oggi sul quotidiano La Repubblica è stato dato spazio a un nostro intervento con cui chiediamo di sbloccare circa 30 euro lordi che rappresentano un diritto dei militari, il cui pagamento non è ancora possibile a causa di alcune mancanze da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Vogliamo approfittare di questo spazio per spiegare meglio ai colleghi di cosa si tratta, perché – per esigenze redazionali – l’articolo pubblicato non poteva entrare nei dettagli.
ASPMI si sta muovendo da settimane per sbloccare le risorse della seconda tranche del FESI, un importo che possiamo definire simbolico – si parla di circa 30 euro lordi – ma che rappresenta perfettamente il problema strutturale con cui ogni giorno i militari devono fare i conti: la burocrazia.
Sono somme già stanziate, assegnate e deliberate, ma ancora bloccate. L’origine di queste risorse risale alla legge 30 dicembre 2021, n. 234 (articolo 1, comma 605), che aveva stanziato fondi aggiuntivi per i rinnovi contrattuali del personale dei comparti sicurezza e difesa. Il successivo Dpcm del 3 ottobre 2024, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 284 del 4 dicembre 2024, ha finalmente ripartito le somme, assegnando 15,67 milioni di euro alle Forze Armate, da erogare attraverso il Fondo per l’Efficienza dei Servizi Istituzionali (FESI).
Tradotto: il decreto c’è, i fondi pure e la ripartizione è stata approvata. Nulla, quindi, impedirebbe di procedere al pagamento di quella che tra i colleghi è ormai conosciuta come “la seconda tranche del FESI”, attesa da tempo come piccolo ma doveroso riconoscimento del lavoro svolto ogni giorno da migliaia di militari in Italia e all’estero.
Eppure, dopo mesi, tutto è ancora fermo. Ci siamo chiesti il perché. Manca la volontà politica? Noi crediamo di no: se così fosse, non ci sarebbero i tanti attestati di stima e le dichiarazioni di vicinanza che regolarmente riceviamo da parte delle istituzioni. La realtà, purtroppo, è che l’inefficienza di alcuni uffici tecnici e apparati amministrativi rischia di vanificare gli sforzi di chi è in prima linea.
Per questo chiediamo ai Ministri competenti di intervenire con urgenza, sbloccando la procedura e indicando tempi certi per la liquidazione. È necessario evitare che si ripeta quanto già accaduto con gli aumenti del rinnovo contrattuale 2022-2024, quando ritardi e disattenzioni hanno penalizzato ancora una volta il personale militare.
Non possiamo accettare che per colpa della burocrazia venga mortificato chi serve lo Stato con disciplina. La notizia pubblicata oggi da La Repubblica serve proprio a questo: dare voce a una problematica che forse i ministri interessati neppure conoscono. Portare il tema all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni è il modo più efficace per far muovere le cose.
È così che si fa sindacato: con i fatti, con la trasparenza e con la voce di tutti noi.


