Negli ultimi giorni abbiamo letto con attenzione alcuni comunicati che annunciano con entusiasmo come una grande “novità” i chiarimenti sulla possibilità di utilizzare i recuperi compensativi anche per recarsi all’estero. Bene che oggi se ne parli e che i colleghi vengano informati, ma è necessario ristabilire la verità dei fatti chiarendo che non è affatto una conquista dell’ultima ora.
Come dimostrano le lettere da noi inviate già nel novembre 2024, ASPMI aveva sollevato la questione quando ancora regnava il silenzio e molti colleghi si trovavano penalizzati da interpretazioni restrittive e arbitrarie. Successivamente, il 4 febbraio 2025, abbiamo ricevuto una prima risposta formale dallo Stato Maggiore dell’Esercito, che riconosceva la fondatezza delle nostre osservazioni e rimandava la materia al Vertice Interforze. Infine, nell’agosto 2025, è arrivata la conferma definitiva con le linee di indirizzo dello Stato Maggiore della Difesa, con le quali è stato chiarito in maniera inequivocabile il diritto dei militari a utilizzare i recuperi compensativi anche all’estero.
Ecco perché ci viene naturale sorridere di fronte a chi oggi presenta come “nuovo” ciò che ASPMI ha seguito, sostenuto e risolto con largo anticipo.
Perché la questione dei recuperi compensativi per i viaggi all’estero è una vittoria di ASPMI
La vicenda dei recuperi compensativi utilizzabili anche per recarsi all’estero non nasce oggi e non lo fa di certo per caso. Già a novembre 2024, quando diversi colleghi ci segnalarono le difficoltà incontrate in alcuni reparti, fummo noi di ASPMI a prendere in mano la questione, chiarendo che non avremmo accettato che interpretazioni restrittive e arbitrarie privassero il personale di un diritto sancito dalle norme.
Per questo ci siamo attivati subito, chiedendo formalmente chiarimenti allo Stato Maggiore dell’Esercito. La risposta arrivò il 4 febbraio 2025: un primo passo importante, che riconosceva la bontà delle nostre osservazioni rimandando la materia al livello interforze. In poche parole, il problema era stato finalmente messo al centro del tavolo decisionale.
Da lì si è sviluppato il percorso che ha portato, lo scorso agosto 2025, alla definizione delle linee di indirizzo da parte dello Stato Maggiore della Difesa: una conferma chiara, netta e definitiva. I recuperi compensativi possono essere fruiti all’estero, al pari delle licenze ordinarie, con tutti i diritti e i doveri connessi.
Ecco perché oggi, di fronte a comunicati che presentano come “novità” un risultato che ASPMI aveva già ottenuto con largo anticipo, non possiamo che accogliere la notizia con un sorriso. Non per polemica sia chiaro, ma per onestà verso i militari: se questa battaglia è stata vinta, lo è stata perché qualcuno ha avuto il coraggio di combatterla per primo.
I riposi compensativi si possono utilizzare anche all’estero
Facciamo quindi chiarezza su cosa è cambiato a seguito della nostra azione. Il punto di svolta è arrivato con la risposta ufficiale dello Stato Maggiore della Difesa del 6 agosto 2025. In quella lettera si è finalmente sancito ciò che noi sostenevamo da mesi: il recupero compensativo può essere utilizzato anche per recarsi all’estero, perché assimilato alla licenza ordinaria sotto ogni profilo. Ciò significa che il militare ha pieno diritto di fruirne senza dover sottostare a interpretazioni restrittive, purché naturalmente si tratti di giornate complete di lavoro e vengano rispettati gli obblighi informativi previsti quando ci si sposta oltre i confini nazionali. È stato inoltre ribadito che, come accade già con la licenza, il personale può essere richiamato in servizio in caso di esigenze inderogabili.
In altre parole, con quella comunicazione lo Stato Maggiore della Difesa ha fatto chiarezza una volta per tutte, restituendo ai colleghi una certezza che in passato era stata messa in discussione da interpretazioni arbitrarie. Una conquista che porta la firma di ASPMI, frutto di un lavoro costante e iniziato molto prima che altri si accorgessero del problema.