Riforma del Servizio Sanitario Militare Nazionale, le proposte di ASPMI 

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Noi di ASPMI abbiamo inviato in queste ore una lettera al Gabinetto del Ministro della Difesa, all’Ispettorato Generale della Sanità Militare e allo Stato Maggiore della Difesa, per chiedere di essere ascoltati e coinvolti attivamente nella riforma in corso che porterà alla costituzione del nuovo Servizio Sanitario Militare Nazionale (SSMN).

Riteniamo fondamentale, infatti, che il personale sanitario militare, che rappresentiamo e che costituirà la parte più numerosa e qualificata del futuro SSMN, possa contribuire con la propria esperienza e competenza ai tavoli tecnici incaricati di ridisegnare l’assetto della sanità militare italiana.

Nella nostra comunicazione abbiamo evidenziato alcuni principi irrinunciabili che, a nostro avviso, devono guidare la riforma per garantire pari dignità professionale, percorsi di carriera coerenti, valorizzazione delle competenze e il mantenimento di elevati standard qualitativi nella formazione e nell’operatività del personale sanitario militare. Ecco quali sono le proposte che vorremmo portare al tavolo.

Le nostre proposte

Abbiamo innanzitutto sottolineato la necessità di un inquadramento chiaro del personale sanitario militare all’interno del ruolo Ufficiali, nel rispetto del principio di pari dignità tra le diverse professioni sanitarie. 

Riteniamo infatti indispensabile che il personale il cui reclutamento preveda il possesso di laurea magistrale sia inserito nel Ruolo Normale, o Ruolo Dirigenti, mentre il restante personale sanitario in possesso di laurea abilitante sia inquadrato nel Ruolo Speciale, o Ruolo Funzionari. Questa soluzione permetterebbe di sanare le attuali disparità esistenti rispetto al Servizio Sanitario Nazionale e di garantire omogeneità anche tra le diverse Forze Armate.

Un altro punto centrale che abbiamo voluto evidenziare riguarda il ruolo dei Marescialli all’interno del nuovo SSMN: in questa categoria, infatti, dovrà essere inquadrato il personale che svolge funzioni ausiliarie fondamentali, come gli assistenti infermieristici, gli operatori socio-sanitari, gli assistenti di studio odontoiatrico e tutte quelle figure professionali che, pur non possedendo lauree magistrali, sono fondamentali nel garantire il buon funzionamento delle strutture sanitarie militari. 

Bisognerà riconoscere e valorizzare la loro formazione specialistica e il contributo operativo che quotidianamente assicurano, soprattutto in contesti complessi come quelli propri dell’ambiente militare dove la capacità di operare in emergenza e in scenari particolari rappresenta un elemento imprescindibile. Inquadrarli nel ruolo Marescialli significa dar loro prospettive di crescita ben definite, riconoscendo la indispensabilità nella costruzione di un moderno ed efficiente Servizio Sanitario Militare Nazionale.

Abbiamo inoltre posto l’attenzione sulla necessità di valorizzare adeguatamente il personale appartenente ai ruoli dei Sergenti e dei Graduati, in particolare coloro che rivestono incarichi come Operatori Logistici di Sanità (OLS) e Soccorritori Militari. Si tratta di figure che rappresentano un segmento fondamentale dell’apparato sanitario militare, dal momento che garantiscono il supporto logistico, tecnico e operativo sia in contesti ordinari che in situazioni di emergenza o operazioni fuori area. Riteniamo importante prevedere anche per loro un percorso di avanzamento di carriera ben definito, che consenta di partire dall’inquadramento nella categoria dei Graduati e di accedere, attraverso titoli e esperienza, al ruolo dei Sergenti. Una prospettiva di sviluppo necessaria così da motivare il personale interessato, oltre che per assicurare al SSMN risorse preparate, efficienti e pienamente integrate nel sistema sanitario militare interforze.

C’è poi il tema della progressione di carriera per tutto il personale sanitario militare. È fondamentale, a nostro avviso, che i percorsi di avanzamento siano coerenti con i titoli di studio posseduti e che nelle commissioni di avanzamento venga attribuito un peso reale e trasparente alla formazione accademica post-laurea, come le specializzazioni e i dottorati di ricerca. In questo modo si premiano merito e competenze acquisite, evitando disparità che negli anni hanno generato frustrazione e disaffezione tra i professionisti della sanità militare. Inoltre, riteniamo necessario definire un tasso di avanzamento uniforme verso i gradi apicali, che sia ripartito equamente tra le diverse categorie sanitarie in funzione delle reali consistenze organiche. Ciò andrebbe a garantire un sistema più equo, capace di riconoscere il valore e il contributo di ciascun professionista all’interno della struttura sanitaria militare.

Abbiamo inoltre chiesto l’estensione della possibilità di esercitare la libera professione a tutte le figure sanitarie inquadrate nei costituendi ruoli ufficiali interforze, secondo quanto previsto dall’articolo 210 del Codice dell’Ordinamento Militare. Consentire lo svolgimento di attività professionale intramuraria, nel pieno rispetto dei vincoli di servizio e dei principi deontologici, rappresenta uno strumento utile a trattenere all’interno delle Forze Armate le migliori professionalità e per mantenere elevati gli standard qualitativi delle prestazioni sanitarie offerte. D’altronde, in un momento storico in cui il comparto sanitario vive una costante difficoltà nel reperire e conservare personale altamente specializzato, la possibilità di esercitare anche attività libero-professionale rappresenta un incentivo fondamentale per garantire la loro permanenza nel servizio sanitario militare.

C’è poi l’aspetto riguardante la necessità di prevedere una puntuale ricostruzione di carriera per il personale sanitario militare già in servizio e coinvolto nella riforma. Questo processo dovrà avvenire nel rispetto del principio di pari dignità tra le diverse categorie professionali, soprattutto a parità di livello di formazione universitaria. Chiediamo che venga istituito un periodo transitorio che tenga conto delle penalizzazioni economiche e di carriera subite negli anni da alcune categorie, come gli Ufficiali del Ruolo Speciale con laurea magistrale, che spesso hanno visto limitate le proprie possibilità di avanzamento nonostante titoli accademici di alto profilo e lunga esperienza di servizio. 

Una riforma realmente equa non può prescindere dal sanare queste sperequazioni e dal riconoscere, anche retroattivamente, i diritti e il valore professionale di chi ha contribuito con impegno e sacrificio al funzionamento della sanità militare fino a oggi.

Infine, abbiamo voluto ribadire l’importanza di definire standard qualitativi di formazione e addestramento uniformi tra tutte le Forze Armate, prevedendo percorsi comuni e garantendo la piena interoperabilità del personale sanitario militare interforze. Solo in questo modo il nuovo Servizio Sanitario Militare Nazionale potrà rispondere in maniera efficace e tempestiva alle esigenze sanitarie, assicurando interventi rapidi, coordinati e di elevata qualità, a tutela sia del personale militare sia della collettività in caso di emergenze o calamità.