Le dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sull’impegno dell’Italia a raggiungere il 2% del PIL in spesa per la Difesa entro il 2025 rappresentano un passaggio politico rilevante.
In un quadro internazionale segnato dall’instabilità riaffermare la centralità del comparto Difesa è una scelta che dà il senso della visione strategica che il Governo intende perseguire. È un chiaro segnale anche verso i partner internazionali, in primis l’Alleanza Atlantica, in un momento in cui la coesione occidentale è fondamentale.
Come ASPMI non possiamo che prendere atto di questa volontà, nella speranza che non si esaurisca in un’operazione di facciata o in una risposta formale alle richieste avanzate della Nato. Perché investire nella Difesa non significa solo potenziare mezzi, tecnologie e capacità belliche: prima di tutto, bisogna avere il coraggio di investire nelle persone. E cioè in quei militari che, ogni giorno, in patria e all’estero, garantiscono la sicurezza collettiva con dedizione e spirito di sacrificio.
Da troppo tempo il personale in uniforme affronta sfide crescenti con strumenti spesso insufficienti e con condizioni economiche e lavorative inadeguate. La valorizzazione del personale è stata rimandata troppe volte e oggi rischia di restare ai margini anche di questo annuncio politico, laddove il tema verrà affrontato solo in termini numerici e percentuali.
Raggiungere il 2% del PIL può avere un senso reale solo se accompagnato da scelte strutturali che mettano finalmente al centro il fattore umano. Il patriottismo non si misura con le dichiarazioni d’aula, ma con la capacità di tradurre quelle parole in azioni reali: un Paese che si dice orgoglioso delle proprie Forze Armate deve darne dimostrazione anche con atti tangibili.
Cosa non deve mancare negli investimenti per la Difesa
Investire nella difesa, per noi di ASPMI, significa innanzitutto garantire retribuzioni dignitose, percorsi di carriera chiari e meritocratici, servizi efficienti per la salute e l’alloggio, sostegno alle famiglie, tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro. Significa riconoscere che il benessere del personale è parte integrante della capacità operativa. Non possiamo parlare di deterrenza e prontezza se chi indossa l’uniforme si trova a fronteggiare carichi di lavoro e responsabilità crescenti con strumenti inadeguati.
Riteniamo che l’aumento della spesa militare rappresenti un’occasione storica per restituire centralità e dignità a una componente dello Stato troppo spesso invisibile. Un’occasione da non sprecare: chiediamo quindi che il Governo apra un confronto serio con le rappresentanze sindacali militari.
Non si può pensare di ridisegnare il futuro della Difesa senza ascoltare chi ne è parte viva ogni giorno.